STORIA DELL'ORTO

 

L’orto botanico di Osoppo è sorto su desiderio di Anà-Thema Teatro e di un gruppo di volontari dell’UTE di Buja coordinati dal Sig. Renato Flaugnatti. L'orto è stato dedicato a  "Daniele Flaugnatti", figlio di Renato, scomparso prematuramente.

Ad oggi non è stata ancora utilizzata l’intera area, ma si è recuperato tutto l’ambiente naturale esistente; (anche le siepi circostanti che inglobano piante di notevole interesse botanico); sono stati messi a dimora circa 50 alberi da frutto, sono state realizzate più di 200 piccole aiuole, ognuna delle quali contiene una specificità botanica (ad oggi sono presenti nell’area oltre 300 specie).

 

L’orto è stato ideato sia per costituire una fonte di consultazione e sperimentazione per trasmettere le conoscenze di base a piccoli visitatori(scolaresche sono intervenute permettendo a centinaia di allievi di prendere contatto con questa realtà naturale). 

 

L’area non si limita alla sola esposizione di piante e alberi, si è provveduto anche a completare il racconto naturalistico con zone che, opportunamente evidenziate, descrivono temi vicini al mondo della botanica come “i sassi raccontano”, “la vita delle piante” e “il villaggio pennuti”.

 

E’ stato realizzato, per ultimo, un piccolo "museo all’aperto" dei vecchi attrezzi del contadino, che dà la possibilità di visualizzare numerosi strumenti utilizzati in passato per lavorare la terra. 

 

Inoltre si è iniziata la coltivazione dei primi roseti per rendere l’ambiente ancor più piacevole; i roseti sono stati il frutto di esperimenti nei corsi di botanica teorica, infatti sono state utilizzate talee, che innestate a dovere, hanno radicato con risultati che il visitatore non potrà che apprezzare. Insomma si tratta di una realizzazione che cerca di esprimersi tramite il rapporto dell’uomo con la propria terra, di educare al rispetto per la natura e di incrementare la ricerca di quei valori che permettono un reciproco, corretto, sereno ed equilibrato scambio di esperienze con una vegetazione generosa e invitante, ma nello stesso tempo bisognosa di cure ed attenzioni, pronta, se ben gestita, a stupirci con le sue infinite e meravigliose produzioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 IL MUSEO

 

 

...non ho accumulato e sistemato nel mio piccolo museo esterno tutti questi oggetti solo per farli sfuggire al logorio del tempo, ma anche perché rimangano vivi, con cura e amore, per le future generazioni e perché  nulla di quanto ha segnato la vita e la storia dei nostri padri debba essere dimenticato dai figli. lo scopo di mostrare tutto questo ai giovani perché ne conoscano il loro passato e siano così in grado di capire meglio il loro tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

LA VITA DELLE PIANTE

 

 

 

Interessante è anche l’esposizione che racconta con fantasia la vita delle piante. Questo progetto, mi è balenato un giorno quando,  passeggiando lungo il greto del  Tagliamento, e ricordando le nozioni di teoria sul ciclo di vita di una pianta che si spiega nelle scuole ai giovani, ho rivolto la  mia attenzione sulle grandi quantità di legname trasportato dal fiume e  sulla loro provenienza, ho raccolto allora qualche elemento di piacevole impatto estetico e l'ho sistemato su una cornice che ne valorizzasse l'aspetto e mi permettesse di descriverne l’origine, completando il tutto con una breve poesia

  

Vita delle piante

 

Sulle montagne del Friuli siamo nate e cresciute

un bel giorno siam decedute

e a terra siam cadute.

Lungo i pendii ci siamo adagiate,

l’acqua poi lungo i torrenti ci ha trasportate.

Sul greto del Tagliamento ci siamo fermate,

un passante ci ha notate

e qui a riposar ci ha portate                                                                                                                                                                             

                                                       Renato F. Linda V.

 

 

IL VILLAGGIO DEI PENNUTI

 

 

“Un mattino di primavera, in un momento di pausa, sotto la lunga siepe che contorna l’orto sentivo il cinguettio degli uccelli che, in cerca del cibo, saltellavano vivaci da una aiuola all’altra. Allora qualche giorno dopo ho iniziato a portare loro sementi di cui cibarsi, e per un po’ di giorni ho controllato la loro alimentazione, anche per godere della loro compagnia. Ho pensato: perché non destinare un habitat ideale a loro dedicato all’interno dell’area dell’orto? Ciò permetterebbe ai numerosi ragazzi in visita, di ammirare, oltre alla flora, ampiamente illustrata nelle aiuole, la varietà di uccelli tipici del territorio che prenderà residenza in quella zona” Flaugnatti Renato

 

 

 

 

 

E’ nato così all’interno dell’Orto Botanico uno spazio a loro riservato denominato “IL VILLAGGIO DEI PENNUTI”. Con l’amico Bruno De Nardo, abile maestro dotato di grande manualità, sono state costruite piccole casette di legno che, appese ai rami degli alberi, assicurano un riparo e un ambiente ideale per i piccoli ospiti volanti. Sono state realizzate anche due mangiatoie che forniscono alimento costante. I giovani ragazzi delle scuole dell’infanzia ed elementari hanno suggerito i nomi da dare alle casette che si chiamano: “casa parussola”, “villa passera” ecc. Invece alle mangiatoie non sono stati ancora dati appellativi particolari, infatti sono semplicemente chiamate “mensa dei pennuti”.

 

I SASSI RACONTANO

All’interno del’orto botanico si è voluto inserire anche un qualcosa che potesse incuriosire i giovani visitatori con un progetto denominato

 

„I SASSI RACCONTANO“

 

L’idea mi è venuta dopo la lettura dell’interessante opuscolo che il geologo Federico Sgobino, in collaborazione con l'eco museo delle acque del Gemonese, ha pubblicato, descrivendo la formazione e la provenienza del ciottolame che troviamo sul greto del Tagliamento. L'esposizione in sito viene valorizzata da cornici che rappresentano la lettera Tagliamento.

 

Ad oggi la documentazione relativa al progetto non è completa  ma sicuramente è sufficiente a rendere la visita interessante.

 

 

LE API

 

Le api sono insetti con cui condividiamo il nostro pianeta Terra. In effetti, queste bellezze ronzanti ci assicurano un morso su tre della frutta che mangiamo. È importante insegnare alle generazioni future il rispetto verso questi nostri amici insetti, le api.

Pertanto nel nostro parco abbiamo dedicato una zona particolare alla cura di questi magnifici insetti.

 

Abbiamo costruito anche casette per le api mellifere, inoltre si sono costruite molti ricoveri per gli insetti impollinatori, (api solitarie, o osmie).

 

Vediamo alcuni aspetti molto interessanti su questi piccoli affascinanti insetti che popolano il pianeta Terra:

1.      Le api hanno 2 occhi composti e tre occhi semplici, detti ocelli, in totale 5 occhi. Inoltre hanno tre paia di zampe e il pungiglione.

2.    Le api da miele vivono in grandi colonie e sono animali “sociali”. I membri della colonia sono divisi in tre caste: la regina, le operaie e i fuchi. I membri dell’alveare sono divisi in tre tipi.

 

3.    Sul nostro pianeta esistono più di 20.000 specie di api. Si trovano in ogni continente, ad eccetto l’Africa.

 

1.     Ogni ape ha 170 recettori olfattivi, il che permette loro di trovare con facilità il fiore.

2.    Le api vedono tutti i colori eccetto il rosso. Con i loro occhi composti son in grado di distinguere meglio i movimenti e reagire più velocemente possibile. Questo le aiuta a trovare i fiori di cui necessitano per raccogliere il polline e il nettare.

3.    Le api operaie si spostano da un fiore all’altro raccogliendo il nettare. Nel suo viaggio di raccolta, un’ape riesce visitare da 50 a 100 fiori.

4.    Un alveare può ospitare circa 50 mila api.

5.     Solo l’ape regina depone le uova, al culmine della stagione può deporre 2.500 uova al giorno, il suo ciclo di vita va da 4 ai 6 anni.

6.    Sono necessari 21 giorni affinché un uovo si sviluppi in un’ape adulta, il ciclo di vita dell’ape è di circa 55 giorni, durante la sua vita copre tutte le mansioni.

7.     Le api legnaiuole creano in vecchi tronchi dei tunnel profondi da 2 a 5 cm, ma possono essere molto più lunghi.

8.    Le api da miele sono grandi volatrici. Volano lontano da 5 a 7 km. dell’alveare con una velocità di circa 25 km all’ora e battendo le ali 200 volte al secondo.

9.    Si è stimato che le api da miele possono visitare fino a 3000 fiori.

 

10.                                                   Negli ultimi anni, a causa di molteplici fattori le colonie di api stanno scomparendo, da qui la ragione importantissima di tutelare questi insetti per la sopravvivenza del genere umano.

Le api solitarie

 

Le api solitarie (famiglia: Apidi) non vivono in colonie e dato che non hanno una colonia da proteggere non hanno sviluppato un pungiglione velenoso, sono quindi uno dei più gentili membri della famiglia delle api! Ape solitaria è il nome dato ad un gruppo di diverse specie che non producono miele o non vivono in una colonia e sono comprese le api muratore, le api faccia gialla, le api tagliafoglie, le api dai piedi pelosi i e le api cardatrici di lana. Ogni femmina è fertile a differenza delle api che vivono in colonie.

Habitat

Le api solitarie normalmente si trovano nella cavità degli alberi morti o nel suolo. La popolazione delle api, tuttavia, è in declino, a causa della riduzione dell’habitat naturale. Esporre un nido pieno di api vuol dire contribuire a dare a questa specie minacciata una migliore possibilità di sopravvivenza. Il nido delle api è costituito da canne di bambù o di legni forati e fornisce alle femmine un posto per deporre le uova e immagazzinare il polline.

 

 

Ciclo vitale

Quando la femmina ha deposto le sue uova all'interno di una canna ne sigilla l'entrata. Il polline immagazzinato nella canna è una fonte di cibo per le larve. Quando le uova si schiudono le larve vivono nella canna per circa 5-10 settimane prima di uscire. La maggior parte delle api solitarie passano l'inverno come larve e nasceranno in tempo per l'estate, ma ci sono specie che trascorrono l'inverno nei nidi di api adulte. Ci possono stare fino a 9 mesi fino a quando il sole le riscalda.

 

 

OSMIA CORNUTA

 

Grazie alla loro folta peluria nero-rossastra e alle dimensioni (12-16 mm) le femmine delle osmie cornute vengono spesso scambiate per bombi. I maschi, più piccoli, sono caratterizzati da una peluria bianca che ricopre loro il capo. Il nome di questa diffusa specie di api selvatiche deriva dalle piccole corna delle femmine. I maschi escono dal bozzolo prima delle femmine, solitamente a marzo, e dopo l’accoppiamento affidano completamente alle femmine la cura delle uova. Il precoce periodo di schiusa, l’elevata fedeltà ai fiori e la tolleranza al freddo rendono le osmie cornute pronubi ideali per le coltivazioni di frutta drupacea dalla fioritura precoce.